Gay & Bisex
zio Enrico, amico di famiglia - PARTE 4
di leo3333
27.05.2024 |
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"Sia io che lui ridemmo di desiderio e avidità, e lui dopo avermi accarezzato la guancia iniziò a strofinarsi la cappella sulla mia faccia, passando da una..."
Nei giorni seguenti la chimica fra noi divenne sempre più forte, io ero molto più sciolto e lui molto più “ invasivo “ se così posso dire: iniziò a parlare in modo più provocante e sorridente, e divenne più fisico, mi toccava e spingeva sempre, cercava un modo per stare vicino a me… io cercavo di vederla come una cosa normale tra amici, ma c’era un qualcosa che mi portava a pensare a qualcosa di più, a pensare che lo facesse come provocazione, come se ci stesse provando con me; Però non mi imbarazzavo, anzi ricambiavo i suoi scherzi e toccatine, provocandolo anche io per vedere dove sarebbe finita la situazione. Data la scioltezza che avevamo conquistato parlavamo tranquillamente di sesso e compagnia; Io gli chiedevo delle sue esperienze, scoprendo le più stravaganti storie di scopate in macchina e nei parchi pubblici, con donne e ragazze… era proprio un porco! Durante un pranzo, nel mezzo di uno dei nostri discorsi io gli chiesi:“ Ma hai mai fatto esperienze con i maschi? “
Lui rise e rispose:
“ Bhe, non ha senso negarlo… si, l’ho fatto, in realtà non molte volte, però si, alla fine il sesso è sesso, è semplicemente piacere reciproco, non importano i mezzi con cui lo raggiungi, tutte queste etichette e tabù sono solo condizioni sociali… per capirci, se ti ficchi un dildo nel culo non vuol dire che sei gay! “
Ero un po’ stupito dalla sua risposta, risi, ma sapevo che mentiva, il suo buco sfondato lo dimostrava, da lì erano passati altro che dildi! Ma visto la sua disponibilità nel rispondere continuai:
“ Ma quindi quando lo hai fatto con gli uomini, eri attivo o passivo? “
“ Ho provato tutti e due, e devo ammettere che entrambe sono esperienze bellissime… ma solitamente, e qui ti spiazzerò, preferisco prenderlo! Non tanto per essere sottomesso, ma solo perché l’orgasmo anale è una delle cose più belle che esista… dovresti provare!”
Io rimasi a bocca aperta, diventai rosso e abbassai lo sguardo, la naturalezza con cui l’aveva detto un po’ mi disturbava, ma allo stesso tempo mi eccitava… come facevo a fargli capire che volevo lui nel culo? Non aggiunsi altro, e lui vedendomi visibilmente in imbarazzo cambiò discorso, e tra una cosa e l’altra mi disse:
“ Oggi pomeriggio mi deve arrivare un pacco, ho ordinato dei vestiti nuovi per la palestra, che ne diresti di fare da giudice? ho bisogno di un parere esterno per sapere come mi stanno “
Ovviamente accettai, vederlo in tuta sportiva mi eccitava troppo, era una delle visioni erotiche che più me lo faceva diventare duro, non me lo sarei perso per niente al mondo!
Il pacco arrivò verso le 17.30; io ero sul divano, lui in camera, e al suono del citofono corse ad aprire, scendendo in fretta a prenderlo. Vedendolo visibilmente divertito e impaziente mi incuriosii, e appena tornò su dissi:
“ Visto che sei così eccitato non aspettare, provatele subito! “
Lui non disse niente, si limitò ad un occhiataccia maliziosa e ad una risatina provocante, e andò in camera a cambiarsi. Nell’attesa già iniziai a toccarmi il pacco, sentendo il mio cazzo che si induriva al solo pensiero di quel corpo in una tuta. Uscii dalla camera indossando una tuta nera di nylon abbastanza larga con coordinata una maglia a maniche lunghe con una cerniera sul colletto, che aveva lasciato completamente aperta, facendo intravedere i peli dei suoi pettorali, che premevano contro la maglia aderendo al tessuto, che sotto di loro cadeva libero, aveva due pettorali così grandi che non lasciavano aderire la maglietta al busto! Ovviamente il suo pacco era grosso e in rilievo nei pantaloni, ormai ci ero abituato… ma di certo non me ne ero stancato! venne in sala quasi correndo come un bambino eccitato e mi chiese un parere, girandosi anche di schiena, facendomi ammirare le sue enormi natiche che premevano sulla tuta e la sua vita che si stringeva sopra di loro, per poi riaprirsi sulle enormi spalle che a malapena stavano dentro le cuciture. Dovetti rannicchiarmi per nascondere la mia erezione, sorridendogli in segno di approvazione, mentre lui continuava a girarsi e rigirarsi per farmi vedere tutto:
“ Mi sta bene vero? l’ho presa apposta una taglia in meno per farla aderire bene al mio corpo, almeno in palestra faccio bella figura! “
disse scherzando, flexando i suoi bicipiti che scoppiavano dentro le maniche, e che con nonchalance baciò e toccò, per farmi capire, se già non l’avessi compreso, quanto erano grossi.
“ Ti sta benissimo, farai un figurone in palestra “
Dissi io scherzando e cercando di nascondere quel poco di imbarazzo che provavo nell’essere duro davanti a lui.
“ Grazie Marco… ma non è finita, ho preso altre cose, vado a cambiarmi! “
Si voltò e tornò in camera a cambiarsi, lasciandomi il tempo di massaggiarmi il pacco più velocemente; Vedendo quanto tempo ci stava mettendo misi una mano dentro i pantaloni e iniziai a segarmi, ma d’improvviso la porta della camera si aprii e lui tornò in sala ancora correndo e sorridendo. In fretta tolsi la mia mano dai pantaloni sperando che lui non mi avesse visto, con il cuore che batteva forte e il respiro più affannoso. Sta volta indossava una felpa lucida blu scura, sempre strettissima, con i bicipiti che palpitavano per uscire dalle maniche e i pettorali che quasi strappavano il tessuto, nessuna maglietta sotto, quindi il suo addome muscoloso e peloso era visibile dalla cerniera quasi completamente aperta, e degli shorts dannatamente corti e stretti, che a malapena lo fasciavano, e ovviamente, il suo pacco gigante e floscio era lì in bella vista, più grande che mai data la cortezza dei pantaloncini. Io ero perso nel suo fisico, il mio cazzo pulsava e palpitava nel pantaloni e la mia mente sognava. Lui continuò a girarsi e a mettersi in posa per farmi vedere tutto e non lasciare niente all’immaginazione… letteralmente niente: una volta giratosi potei vedere il suo enorme culo perfettamente fasciato nel tessuto, grosso, sodo, rotondo… semplicemente magnifico. Io ero completamente perso nell’eccitazione, il mio corpo tremava e voleva avere il suo, e il fatto di non poterlo toccare mi stava facendo impazzire…
Lui continuò il suo spettacolino, flettendo i bicipiti e sorridendo fiero del suo fisico. poi mi guardò maliziosamente e con il sorriso in faccia disse:
“ Mi sta benissimo vero? mi fa un fisico perfetto, chi non lo vorrebbe dico io… “
Poi si guardò il pacco, e dopo aver allargato un po’ le gambe se lo prese il mano, stringendolo e muovendolo, e sempre con aria divertita e fiera disse:
“ Mi fa anche un pacco della madonna vero? me lo fa più grande di quanto già non lo sia… “
Poi con la testa ancora bassa mi guardò, fissandomi con occhi seri e maliziosi, e con un tono più basso e dominatore mi disse:
“ Ti piacerebbe toccarlo? che ne dici Matteo, lo vorresti sentire in mano? so che lo vuoi, so che lo vuoi da molto tempo, ho visto come mi guardi… andiamo, prendilo in mano coraggio “
Si avvicinò a me, sporgendosi per sbattermi a trenta centimetri dalla faccia il suo pacco enorme, che stava iniziando ad agitarsi e ad indurirsi.
Ero spiazzato, paralizzato, non riuscivo a metabolizzare le sue parole; Divenni completamente rosso e imbarazzato, non riuscivo a parlare o a respirare, ma non riuscivo neanche a distogliere lo sguardo dal suo pacco, e il mio cazzo era così duro e voglioso che faceva male. Anche se dentro di me volevo scaraventarmi su di lui, non riuscivo a muovere un muscolo né a spiccicare una parola, quindi lui con fare da vero padre protettivo e dominatore disse:
“ Oh andiamo Matteo, non avere paura non morde! e non lo farò neanche io… non essere imbarazzato, so quanto lo vuoi, è dal primo giorno che sono arrivato che cerchi in tutti i modi di guardarmi e di stare con me, non pensare che non l’abbia notato, e non pensare che non abbia notato le macchie di sborra che hai fatto sulla mia tuta… ma non ti preoccupare, non essere imbarazzato,
non sono arrabbiato… anzi, dopo averle viste mi ci sono segato sopra anche io… andiamo Matteo non fartelo ripetere, prendilo “
Le sue parole mi avevano inebriato, completamente conquistato, ma mi avevano anche fatto vergognare tantissimo, mi sentivo scoperto e vulnerabile, e ancora non mossi un muscolo; a questo punto lui, quasi scazzato e infastidito, disse:
“ Oh e va bene, se non vuoi farlo tu, lo faccio io… “
Si avvicinò a me, mi prese la testa da dietro e mi spiaccicò il pacco in faccia, muovendolo su e giù per il mio volto, mentre respirava lentamente e con voce roca e bassa ansimava. A quel punto non capii più niente, ero scioccato, spiazzato, confuso… ma più di tutti eccitato da morire: potei sentire il suo cazzo enorme e ormai duro che sfregava sulla mia faccia da sotto il tessuto, ne distinguevo la cappella, l’asta lunga e dura, e le palle, enormi e pelose, che mi tappavano la bocca, mentre le sue mani mi stringevano i capelli e mi avvicinavano ancora di più al suo pacco. Ero in estasi, finalmente il mio desiderio si avverava, finalmente potevo toccare zio Enrico. Realizzato cosa stava succedendo mi adattai alla situazione, mi rilassai, chiusi gli occhi, afferrai le sue cosce possenti e muscolose e iniziai a spalmarmi sul suo pacco, leccandolo e baciandolo, mentre lui, dopo un sospiro di sollievo, iniziò a muoverlo più freneticamente, stringendomi di più i capelli, e ad ansimare più profondamente, piegando le ginocchia e sbattendomelo bene in faccia. Mentre gli leccavo il pacco lo guardai dal basso con occhi desiderosi e vulnerabili, vedendolo in tutta la sua potenza: mi sovrastava, era dominante in piedi davanti a me, stringendomi al suo corpo, mentre ansimava e grugniva, come un vero uomo con il pieno controllo della situazione. Continuai felicemente a leccargli il pacco, ormai duro e bagnato della mia saliva, quando lui, dopo avermi tirato la testa in dietro, si abbassò i pantaloncini e rimase in mutande, anche quelle ormai bagnate e trasparenti, dai cui lati uscivano i peli pubici, e dal tessuto si modellava la sua cappella rosea e il suo bastone venoso che premeva e si dimenava dolorante e voglioso: io risi di gioia e desiderio, non vedevo l’ora di averlo in bocca, ma dall’ultimo episodio in bagno sapevo che allo zio Enrico piaceva l’erotismo lento, e feci altrettanto: chiusi gli occhi e iniziai a baciare tutto quel ben di dio, passando dall’asta alla cappella, segnando con la lingua il suo contorno, e succhiandola leggermente da sopra il tessuto, mentre lui continuava ad accarezzarmi i capelli e ad ansimare. Poi involontariamente le sue palle grosse e pendenti uscirono dalle mutande, e colsi l’occasione per leccarle e succhiarle avidamente, e accidenti se erano grosse! belle sode e piene, su misura per la mia bocca che le succhiava golosamente. Lui divertito dalla situazione fece una risata e mi accarezzò la guancia, dicendo:
“ Visto, avevo ragione, lo volevi, bramavi il mio cazzo da molto tempo, e ora che è tuo sai godertelo! bravo nipotino, continua a leccare… “
Le sue parole mi rendevano solo fiero e ancora più desideroso del suo cazzo, e felice della sua approvazione continuai a succhiare le sue palle e a baciare l’asta venosa e pulsante che si schiacciava contro la mia faccia.
Tra un bacio e l’altro mi presi qualche momento per ammirare tutta la sua lunghezza; neanche nei porno avevo mai visto un cazzo così enorme, solo la sua vista toglieva il fiato, era così grosso che le sue mutante a stento lo contenevano, e il tessuto si deformava sulla cappella che voleva disperatamente uscire, lasciando intravedere il suo colore ormai rossastro, circondato da una grossa chiazza di precum e saliva mia. Dopo tutto quel leccare sia io che lui eravamo pronti ad andare avanti,
e con un movimento fulmineo si tirò giù le mutande, liberando quel pitone enorme che rimbalzò duro tra una coscia e l’altra, schiaffeggiandomi la guancia talmente era lungo. Sia io che lui ridemmo di desiderio e avidità, e lui dopo avermi accarezzato la guancia iniziò a strofinarsi la cappella sulla mia faccia, passando da una guancia all’altra, sulle labbra, sul naso, schiaffeggiandomi e picchiandomi con il suo bastone bagnato che lasciava la scia di precum sul mio viso, mentre lui divertito continuava a spalmarmelo in faccia. Io mi sentivo usato come una vera troia, e non potevo chiedere di meglio: sentire la sua enorme, calda e bagnata cappella che strisciava sul mio viso mi inebriava, e ogni volta che passava sulle mie labbra ne approfittavo per leccare un po’ di precum, guastandomi fino all’ultima goccia di quel liquido denso e bianchiccio. Dopo avermi usato per bene iniziò a schiaffegfiare la cappella sulle mie labbra, che tenevo chiuse nella speranza di arraparlo di più, per obbligarlo a darmi ordini… e così fu: le mie labbra serrate lo infastidivano e lo eccitavano, e capite le mie intenzioni prese parte al gioco, dicendomi:
“ Dai Matteo non fare il bambino cattivo, tuo zio vuole divertirsi! Apri la bocca e succhia, non fartelo ripetere due volte “
Il suo tono basso, roco, arrapato e fottutamente dominante mi mandava scariche di calore e desidero che mi facevano tremare le ginocchia, e sentite le sue parole lo accontentai come una troietta ubbidiente: puntai gli occhi nei suoi, che brillavano di malizia e desiderio, e con fare innocente iniziai a baciargli la cappella e a massaggiargli le palle; coprii tutta la sua cappella di baci e leccate, poi passai anche all’asta, grossa,
spessa, venosa, durissima e pulsante, e fottutamente enorme. Appoggiai il suo cazzo sulla mia faccia e iniziai a baciare le palle e la base del suo cazzo, così da farlo sentire ancora più dominante e potente, fissandolo dal basso come un cucciolo indifeso. Sapevo che gli piaceva, perché ogni volta rideva e si mordeva il labbro, accarezzandomi la guancia come un padre fiero e desideroso. Continuai a baciargli quella bestia di cazzo per molto tempo sia per aumentare il suo desiderio, sia perché avevo paura di prenderlo in bocca; certo non era il primo cazzo della mia vita, ma gli altri non superavano i 17cm, e questo… questo era il doppio, avevo paura di deluderlo, ma l’avrei deluso ancora di più se non ci avessi provato, quindi preso coraggio, e guidato dal desiderio di succhiarglielo, lo presi in bocca: mi faceva male anche solo aprire la bocca il quanto bastava per farci entrare la sua cappella, non osavo immaginare il resto… ma non ci pensai, volevo solo gustarmelo e farlo godere, quindi iniziai a succhiarla avidamente, sputandoci sopra e leccandola per bene, sbattendola tra le pareti della mia bocca e sulla lingua, e succhiandola mentre lo segavo leggermente; nel momento il cui la presi in bocca lui tirò un lungo e profondo sospiro, buttando in dietro la testa e accennando ad un gemito, accarezzandomi e tirandomi i capelli mentre muoveva il bacino per penetrarmi la bocca. Anche se mi faceva male la mascella riuscivo a gestire la situazione, godendomi assieme a lui quella succhiata, ma quando lui, preso dal desiderio, divenne più selvaggio e inizio a penetrarmi di più la bocca, il gioco si fece più duro: non era neanche a metà, ma già sentivo il suo bastone grosso e duro che mi penetrava la gola, e lì dovetti sforzarmi per trattenere i contati e le lacrime, ma lui se ne sbatteva, aumentando la velocità, prendendomi la testa per il collo, appoggiando una gamba sul divano, e spingendo il suo cazzo più in profondità nella mia gola. Ero molto in difficoltà nel succhiarglielo, era davvero troppo grosso, ma non volevo deluderlo, quindi misi da parte il mio piacere per concentrarmi solo sul suo: chiusi gli occhi, e mi sforzai nel prenderlo il più in profondità possibile, soffocando e rigurgitando, con la salvia che mi copriva tutto il mento e il collo, ormai tutto rosso e caldo. Lui non ne voleva sapere di rallentare e non gli importava delle mie difficoltà, aumentando i grugniti e l’intensità; il suo menefreghismo nei miei confronti però mi eccitava da morire, mi faceva sentire una vera troia, e non desideravo altro. Iniziai a godermi anche io quella situazione, anche se il soffocamento e le lacrime non si fermavano; la mia gola chiedeva pietà, non ce la facevo più, e nei pochi momenti in cui mi faceva respirare dovevo pulirmi le lacrime e la saliva, che lui raccoglieva con la cappella per poi rificcarmela in gola. Provavo un misto tra fatica e desiderio, dolore e piacere, mi sentivo usato e desiderato, ma la cosa che più mi eccitava era lui, Enrico, nella sua immensità, che si elevava sopra di me, dominante e potente, con i suoi muscoli che si modellavano nel tessuto della felpa sopra i miei occhi, il suo addome peloso e ormai sudato che si alzava e si abbassava freneticamente, e il suo volto, preso dal piacere e dal potere, avido e divertito, che ansimava e gemeva tra grugniti e acuti. Solo quella vista mi appagava più del suo cazzo in gola, che ovviamente non rifiutavo, anzi; dopo tutto quel tempo passato a succhiare e soffocare la mia gola si adattò leggermente a quella mostruosità, e riuscii a prendere qualche centimetro in più del suo mostro, che mi sfondava la gola provocando rumori umidi e soffocati, che eccitavano sia me che lui. Centimetro per centimetro il suo cazzo scivolava nella mia gola, ma comunque non riuscii a succhiarlo tutto, anzi, non ero neanche lontanamente vicino alla base, ma questo mi bastava, e per ora bastava anche a lui, che era perso nel piacere e nei gemiti. Dopo molte pompate e gemiti lui sfilò il cazzo dalla mia gola, si chinò verso di me, con il fiato rotto ed eccitato, e disse:
“ Cazzo Matteo, sei bravo per essere un novellino… wow… certo devi ancora migliorare, ma se continui così diventerai un succhiacazzi professionista… proprio come me… però non ho ancora sborrato… e sono fottutamente eccitato… quindi girati, fallo per tuo zio avanti “
Lo guardai estasiato e perso nella sua bellezza, le sue parole risuonavano confuse nella mia mente, ma quell’ultima frase mi paralizzò: voleva il mio culo, finalmente lo desiderava. Da brava troia quale volevo essere eseguii i suoi ordini, e senza dire una parola, con solo un sorrisino malizioso sul mio volto, mi sdraiai in ginocchio a pecorina sul divano, inarcando la schiena e aprendo le gambe, esponendo il mio giovane e liscio culo ancora chiuso nei pantaloni a lui.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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